Le parole della GM sono, ora come allora, attuali;
riflettono una personalità profonda, una saggezza infinita, una forza potente
ed una bellezza abbagliante.
Il fascino che racchiude queste parole è lo stesso ed identico che ho percepito
il giorno che l’ho conosciuta e il travolgente entusiasmo che da esse traspare
è lo stesso che mi ha fatto pronunciare il mio Si all’Iniziazione massonica.
Oggi più che mai devo ringraziarla, perché mi ha scelto, perché ha saputo
leggere in me e perché mi ha dato una opportunità.
E se è vero che il percorso Iniziatico ci pone dinnanzi a dei doveri e a degli
obblighi, è altrettanto vero che ci dobbiamo sentire onorate per averlo
intrapreso.
Dunque, grazie carissima GM.
Per comprendere il messaggio della GM dobbiamo necessariamente confrontarci con
la nostra storia, ripercorrere un cammino, quello della donna in Massoneria,
certamente faticoso, che per quanto se ne possa dire, ancora oggi è pieno di
ostacoli.
L’articolo 3 delle Costituzioni Massoniche redatte nel 1723 da James Anderson,
fondatore della Massoneria moderna, indicava i requisiti per essere iniziati
alla Massoneria. “Le persone ammesse membri di una Loggia dovranno essere
uomini buoni e veri, nati liberi, di età matura, non schiavi, né donne, né
uomini immorali, ma di buona reputazione”. Dunque potevano entrare in
Massoneria uomini liberi, con valori morali, ma soprattutto non dovevano essere
donne.
Questo perché, nel Settecento, la donna veniva considerata un essere debole e
inferiore intellettualmente, priva di ragione e di equilibrio, dominata
dall’istinto, di livello morale inferiore all’uomo, quindi non adatta al
progresso dell’umanità.
Dobbiamo aspettare il XVIII secolo, un periodo di grande cambiamento che sfocia
nella rivoluzione industriale e nella graduale integrazione delle donne nel
mercato del lavoro, per vedere finalmente le donne entrare in Massoneria.
Il motivo è semplice: le donne riescono a farsi spazio nell’universo massonico
nella stessa misura in cui si fanno spazio nella società in termini di Libertà
Uguaglianza e Fraternità.
Ma se la Massoneria è il riflesso della società, se questa Istituzione ha lo
scopo di cercare il progresso intellettuale e sociale della persona, se ha lo
scopo di raggiungere una morale superiore, allora come si può non abbracciare
la libertà e l’uguaglianza fra uomo e donna!
La storia ha dato ragione a chi ha sempre combattuto la differenza di genere e
il pregiudizio, anche in Massoneria; gli uomini e le donne devono avere la
stessa possibilità di riunirsi per cercare il loro progresso intellettuale,
spirituale e morale.
Ma ritengo che non sarebbe corretto dire che uomini e donne sono uguali, sono
invece complementari.
Siamo esseri che nella nostra diversità, ci compensiamo.
Ciò che ci distingue è il nostro mondo interiore, la nostra sensibilità, il
nostro animo, il nostro equilibrio, la nostra dolcezza e l’amore che siamo in
grado di donarci e di donare.
La nostra capacità di comprendere, di discernere, di armonizzare la ragione ed
il cuore fa si che il lavoro che noi facciamo nella nostra Loggia sia diverso
da quello degli uomini.
Ed è proprio da ciò che siamo, dalla nostra indole e da come ci proiettiamo nel
mondo profano che ci contraddistingue dagli uomini.
Queste sono le basi della nostra Libertà e della nostra Autonomia dagli uomini,
ma è anche la base di un profondo e incondizionato rispetto che tanto cerchiamo
da parte degli uomini.
Ma il rispetto che ci auspichiamo non può che trarre le sue fondamenta anche
sui numeri di una Loggia.
Ed allora il Proselitismo che dobbiamo fare è da considerarsi prima di tutto un
opera di accrescimento, direttamente e strettamente connesso al percorso
iniziatico da noi intrapreso.
Badate bene, il Proselitismo che ci viene chiesto di fare non è un obbligo ma
un dovere che nasce dalla esigenza di far sentire la voce dell’universo
massonico femminile.
Un Proselitismo che si poggi sulla qualità e non sulla quantità.
Le donne che bussano alla porta del Tempio devono avere determinati ed
obbligatori valori morali e spirituali. Qualità che in Massoneria hanno un
senso ben preciso: devono essere intesi come disponibilità dell’individuo a
migliorarsi e non come riferimento a posizione sociale, ruolo pubblico, rango,
ecc.
Le virtù e le caratteristiche che dobbiamo ricercare non sono legate ai successi
del mondo profano: è senz’altro più facile ritrovare bontà, gentilezza d’animo,
comprensione, tolleranza in una donna che non è mai arrivata ai vertici delle
cose profane, non avendo ella cercato di prevaricare il suo prossimo o tentato
di superarla con la prepotenza, la scorrettezza, con l’inganno o la disonestà.
Spesso gli insegnamenti più ricchi arrivano dalle donne più semplici. E la
semplicità nasce dall’umiltà.
Dobbiamo essere in grado di intravedere colei che ha la predisposizione e la
disponibilità al cambiamento perché il suo percorso iniziatico può dare un
valore aggiunto alla nostra Loggia e a noi tutte.
Noi donne massoni non dobbiamo dimostrare nulla agli uomini ma solo a noi
stesse, ma è anche vero che il nostro lavoro, la nostra crescita, il nostro
essere Iniziate si misura inevitabilmente anche con la nostra capacità di
intravedere delle profane degne di entrare in Massoneria, con la nostra
capacità di affascinarle semplicemente mostrando chi siamo, con la nostra
capacità di suscitare una sana curiosità, con la nostra capacità di ricevere da
loro un Si, ECCOMI.
Non sono i numeri che rendono una Loggia femminile degna di rispetto o che
rendono attento l’orecchio degli uomini, ma la grandezza in termini di
significato, della voce che da essa si spande, E non vi è dubbio che una tale
voce è tanto grande quanto più ampia è la platea dalla quale proviene.
Ho detto
Sr. : G.: F.: 3.: 30°
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