Oggi mi è stato fatto il dono di scolpire la mia prima tavola…
Gli scritti massonici di questo tipo un tempo venivano chiamati “Opere di Architettura”, ma col passare del tempo, nel gergo massonico moderno vengono comunemente detti “Tavole” ed oggi, dunque, attraverso questa mia prima “Tavola” ho il privilegio di “dar voce” alle mie impressioni sull’iniziazione e sul grado di apprendista.
Ma Scrivere una tavola sulle riflessioni e sensazioni personali vuol dire anche mettersi a nudo, dapprima innanzi ad un foglio di carta vuoto e successivamente innanzi agli altri… scoprire limiti che non credevamo più di avere e, cosa più importante, avere l’occasione di superarli e maturare.
Incidere una Tavola, dunque, corrisponde a fare un lavorare su noi stessi, utilizzando attrezzi quali la Volontà di lavorarci su, il Coraggio di mettersi a nudo, ma anche la perseveranza, l’Introspezione e l’equilibrio per “rettificare e squadrare” quegli aspetti spigolosi del nostro carattere che limitano la nostra crescita intellettuale e morale.
Ebbene, nel mentre scolpivo la mia prima tavola, sono meravigliosamente emerse le emozioni del giorno dell’iniziazione… quel giorno, con una serenità ed una fermezza indescrivibile, accompagnata da mio fratello che sembrava molto più emozionato di me, arrivai nel luogo che mi era stato indicato, consapevole che da lì a poco avrei bussato alla Porta del Tempio e sarei entrata in un mondo che, sebbene mi avesse sempre affascinato (in quanto avvolto in quella nube di mistero e di dicerie popolane) in quell’istante, varcando quella soglia, avrei avuto la possibilità di veder diramare quel nugolo che l’avvolgeva e dare così risposte concrete alle tante domande che mi ero sempre posta.
Trovai la tanto cara Sorella Esperta che mi segui in tutti i passi dell’iniziazione… mi condusse, con garbo ed amore fraterno, nel “gabinetto delle riflessioni” e quando mi ritrovai lì, sola, emozionata ed incuriosita, nel vedere il testamento sul tavolo con tutti quei simboli, anziché provare timore o sentire il cuore sobbalzare, una quiete mi avvolse come se li dentro il mio io si sentisse a casa. Allora presi la penna e, senza esitare un attimo, mi misi a redigere il mio testamento, rispondendo a quelle domande apparentemente banali ma che tirano fuori il vero essere dell’uomo.
Uscita dal gabinetto delle riflessioni, bendata, venni guidata fino alla Porta del Tempio e quando mi venne chiesto, “provando ad intimorirmi”, se fossi stata disposta ad affrontare delle prove per poter vedere la luce, pensai “perché non provo paura? Perché continuo ad avere questa serenità e quiete interiore?” così, con fermezza, continuavo a rispondere alle domande che mi venivano fatte ed a superare le prove che di volta in volta mi venivano poste.
Quando giunse il momento in cui la Maestra Venerabile mi fece prestare giuramento, mi venne data la possibilità di levare la benda che mi impediva di vedere la luce, ed in quel preciso istante, tra tanti volti, il primo viso che incontrai fu il viso di una persona che io conoscevo fin da piccola, quel viso amico mi fece sentire ancor di più nel posto giusto, ed un sorriso comparve sul mio volto.
A quel punto mi venne concesso il “privilegio del silenzio”…
Lo ammetto: non lo compresi!
Infatti, nel viaggio di ritorno verso casa, alcune domande pervasero la mia mente… “il privilegio del silenzio a chi vuole sempre l’ultima parola?” “A chi non tace neppure mentre dorme?” “ma che privilegio è???”
Successivamente, frequentando tutte le tornate, incominciai a capire l’importanza del silenzio ed iniziai a pensare a quanto bello fosse quel privilegio… attraverso quel “silenzio” la mia curiosità aumentava; l’attenzione ad ogni singola parola detta dalle altre sorelle lievitava; nel silenzio e nell’ascolto avevo il tempo di concentrarmi ed entrare in simbiosi con l’armonia del Tempio e con le emozioni che trasparivamo dalle altre sorelle e ciò mi permetteva di tornare a casa più carica di prima.
Da lì era tutto più chiaro: col silenzio, il Massone leviga la propria coscienza (la pietra grezza), libera i valori spirituali dall’Io profondo, libera la propria energia vitale più intima, quella inespressa, quella latente e la trasforma in energia operativa, cosciente (pietra levigata).
Il silenzio massonico è la capacità di far tacere il frastuono del mondo profano.
Al Massone, il silenzio parla!
Il silenzio diventa così un orchestra di risposte!
Si è attribuito a Buddha il detto “Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine, se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire” ora più che mai credo che questo dovrebbe essere uno stile di vita che ogni essere vivente dovrebbe adoperare, perché, come sosteneva un Poeta Iraniano vissuto nel 1200 “Mushariff Saadi” “Nulla è così buono per una persona ignorante quanto il silenzio; ma se egli fosse cosciente di questo non sarebbe un ignorante.”
Dal primo giorno che ho varcato la Porta del Tempio ho ben capito che non si diventa massoni, non si può nemmeno desiderare di diventarlo, se non c’è la volontà di oltrepassare le proprie personali Colonne d’Ercole… e sembrerò folle, ma credo che per tutto ciò debba esserci una certa predisposizione.
In seguito ad un brutto male, il Grande Architetto dell’Universo mi ha dato la possibilità di vivere una seconda vita. Nel periodo in cui ho fortemente combattuto ho iniziato ad apprezzare ogni singola cosa, anche quella più banale.
Viviamo in una società frenetica e nella quotidianità non si ha il tempo di soffermarsi ad osservare certe cose… diamo tutto per scontato, anche solo il nuovo sorgere del giorno! ma in quel periodo di ogni singola alba ed ogni singolo tramonto riuscivo a cogliere le più piccole sfumature; e per tutto il tempo, mentre ogni mia singola cellula veniva modificata, l’ho sempre sentito vicino, ed io mi ripromisi di spendere quella seconda possibilità donatami al servizio degli altri e ad “amare il prossimo mio” . e qui ho trovato la scuola giusta per meglio apprendere e lavorare sul mio io al fine di meglio aiutare il mio prossimo.
Voglio concludere con un'altra frase di Mushariff Saadi , il quale disse: “Un viaggiatore senza osservazione è un uccello senza ali.” ed io, per fortuna, ho avuto il dono innato di osservare, lo stimolo di voler capire, la pazienza di aspettare il momento giusto e la voglia di scherzare e sorridere… oggi che mi viene data la possibilità di rompere “momentaneamente” il silenzio nel quale ho avuto il tempo di metabolizzare, capire e provare ad imparare, voglio cogliere questo momento per me super-importante per dimostrare la mia gratitudine, in primis al Grande Architetto dell’Universo e poi alla G.M. per avermi dato l’onore e la possibilità di entrare in questo meraviglioso mondo che giorno dopo giorno mi da la possibilità di arricchire il mio animo ed il mio sapere nonché di conoscere voi tutte, mie care sorelle, che dal primo momento mi avete accolto in questa meravigliosa famiglia con affetto, accettazione e disponibilità.
HO DETTO
Sorella F. P. 2.'.
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